La Dipendenza Affettiva e il suo circuito dipendenziale
La dipendenza affettiva può essere descritta come una modalità patologica di vivere la relazione, in cui la persona dipendente arriva gradualmente a negare i propri bisogni ed a rinunciare al proprio spazio vitale pur di non perdere il partner, considerandolo unica e sola fonte di gratificazione nonché fondamentale fonte di amore e cura.
Si tratta di una forma di amore ossessivo, simbiotico, fusionale e stagnante che viene vissuto alla stregua di una droga e per il quale si sacrifica qualsiasi forma di cambiamento ed ogni altra gratificazione.
Il punto tuttavia è che spesso questi partner non sono affatto gratificanti ma, al contrario, si tratta di persone con le quali si instaura una relazione insoddisfacente, infelice e dolorosa. Il dipendente affettivo infatti prova un tale bisogno, assoluto e ossessivo, di rassicurazione e di certezze da indurre una sorta di “perdita dell’Io” ed una condizione in cui l’altro rappresenta il
solo elemento di ebbrezza e di gratificazione possibile.
Non è infrequente che tale condizione degeneri in relazioni che rappresentano un serio pericolo per l’incolumità psichica e fisica del soggetto, come nel caso della manipolazione emotiva o delle violenze all’interno della relazione.
Per poter definire questo tipo di relazione come dipendenza affettiva, devono essere presenti alcune caratteristiche che costituiscono un vero e proprio circuito dipendenziale:
ebbrezza – dose – circolo vizioso del controllo – discontrollo su di sè – craving – impermeabilità – pensiero ambivalente.
Ebbrezza
La sensazione di euforia e di eccitazione che provo nello stare vicino al mio partner è spesso in contrapposizione alla banalità o alla tristezza che caratterizza la mia quotidianità. Spesso ho trovato o ricercato partner eccitanti, imprevedibili, che mi facevano vivere questo stato di esaltazione ma con i quali le relazioni erano spesso insoddisfacenti. La relazione però mi è indispensabile per stare bene.
Dose
Vi è una correlazione con il termine di dose relativo alla sostanza stupefacente ricercata da chi ne è dipendente. Dose intesa come presenza, contatto, vicinanza del partner e, come nel caso della sostanza, si parla di tolleranza quando gradualmente, ho necessità di aumentarne la quantità per raggiungere quello stato di appagamento iniziale. Allo stesso modo, senza questa relazione non posso stare (anche se sono consapevole che spesso non mi fa stare bene): provo uno stato di malessere totale, assimilabile all’astinenza, che mi porta alla conclusione di non poter esistere senza l’altro.
Circolo vizioso del controllo
Si sono instaurate delle situazioni nelle quali mi ritrovo a passare delle ore guardando il telefono per vedere se l’altro è online, per sapere cosa fa quando non è con me o, invece, per ricercare continue rassicurazioni quando siamo assieme. Nella lunga attesa di una risposta del partner al mio messaggio, a volte percepisco quanto non sia reciproco il mio sacrificio, ma nel momento che il messaggio di risposta arriva, l’appagamento è forte e mi ricarica per la sfida successiva. Tali sentimenti possono anche rimanere celati in me, spesso per la paura di non voler essere soffocante nei suoi confronti e di non essere allontanati, contribuendo a volte alla costruzione di una falsa identità che non sento mia. Una delle situazione che più fa soffrire la persona è proprio questo continuo ripetersi di tali dinamiche.
Discontrollo di sé
Ho perso il controllo su me stesso. Non mi capacito di come posso essere arrivato a questo punto di annullamento della mia persona, delle mie amicizie, della mia famiglia. A volte mi sento fuori dal mondo e che nessuno può capire ciò che provo.
Craving
Anche questa dinamica è assimilabile alla dipendenza da sostanza e può essere descritta come uno stato di tensione improvviso ed incontrollabile di assumere la sostanza, nel nostro caso la relazione con l’altro. Le sensazioni che ne scaturiscono possono essere descritte come un panico incontrollabile ed un’insostenibile paura della chiusura della relazione, di un abbandono definitivo.
Impermeabilità
Nel tempo mi sono isolata un po’ da tutti per dedicare il mio tempo a lui, per soddisfare le sue esigenze e i suoi desideri. Ho chiuso i rapporti d’amicizia, incrinato quelli familiari e messo a repentaglio il lavoro. Sono diventata impermeabile ma anche gli altri mi hanno isolata, forse stanchi di sentire i discorsi sulla particolarità del mio amore.
Pensiero ambivalente
Ho ben chiara una cosa: “non posso stare senza di te” e allo stesso tempo “non posso stare con te”. Questo pensiero ambivalente che oscilla tra due poli così distanti tra loro, caratterizza la persona dipendente e la blocca in una dinamica cognitiva che appare senza via d’uscita. L’alternativa alla nostra relazione, anche se dolorosa, è il nulla, quel vuoto interiore che accompagna spesso la mia quotidianità senza di te.
L’obiettivo di un percorso terapeutico specialistico è proprio quello di riprendere in mano la propria vita, di diventare artefice delle proprie decisioni senza soccombere alla situazione, di mettersi in ascolto di questo vuoto interiore che ci accompagna, per comprendere ciò che vuole indicarci e per non ricadere nelle stesse dolorose dinamiche relazionali.